Taya, gli eco vegan gioielli che sposano moda e ambiente
“Diamonds are a girl’s best friends”. Era il 1953 quando la divina Marylin, bellissima e sinuosa nel film “Gli uomini preferiscono le bionde” di Howard Hawks, celebrava i diamanti: i migliori amici di una ragazza.
Con il corpo fasciato da un elegante abito rosa acceso e il viso incorniciato da una luminosa cascata di diamanti, la Monroe democratizzava il gioiello di lusso, rivolgendosi a una variegata platea femminile con un messaggio dal forte impatto generazionale: siamo uniche, tutte regine e meritiamo di brillare.
Il gioiello, del resto, in ogni epoca e in ogni società, è stato effige di potere per principi e sovrani; trasformandosi, in età moderna, in simbolo di riscatto sociale e benessere economico per quanti furono in grado di scalare la vetta del successo.
Potere, prestigio ma anche vanità, perché nessuna società è mai riuscita a resistere allo scintillante richiamo dei gioielli; neppure quelle indigene che popolano la foresta pluviale, là dove i raggi del sole si insinuano a fatica tra i fitti rami dei giganti d’ebano.
Palme, semi e piante esotiche. Gemme preziose che adornano i corpi delle donne e degli uomini che vivono, in armonia, con il polmone verde del mondo: la foresta Amazzonica.
Un’arte che ritroviamo nelle creazioni di Fernanda Paranzini, brasiliana di nascita ma italiana di adozione, che nel 2010 ha dato vita a “Taya” (che nella lingua dei nativi brasiliani, il Tupi Guaranì, significa peperoncino): un coloratissimo brand di eco bijoux super glamour.
Passione per i gioielli e tutela dell’ambiente. Cominciamo dall’inizio: Fernanda, cos’è un gioiello vegetale?
“Un gioiello vegetale è un bijoux realizzato attraverso la lavorazione di materie prime che provengono dai vegetali. Si tratta prevalentemente di semi, fibre e piante raccolti nel rispetto della loro stagionalità e del loro ciclo riproduttivo – spiega la creativa – un diverso modo di guardare al pianeta che non è un oggetto dal quale trarre cieco profitto, ma una madre che ama indistintamente tutte le sue creature e dona loro tutto ciò di cui hanno bisogno”.
Come nasce un eco bijoux e quali sono le tecniche di produzione?
“Le tecniche di lavorazione sono diverse e cambiano in base alla tipologia dei vegetali. I semi, ad esempio, vengono forati con l’ausilio di strumenti meccanici – spiega Fernanda – perché, al contrario di quanto si immagina, sono durissimi: proprio come le pietre tradizionali. Una volta lavorata la materia prima, si procede alla colorazione di semi e piante con l’utilizzo di pigmenti naturali o alimentari. Per le fibre, come oro e avorio vegetale, invece, il processo di lavorazione è più complesso. La raccolta di queste fibre si svolge manualmente ed esclusivamente negli ultimi tre mesi dell’anno: e questo allo scopo di salvaguardare la pianta dalla quale sono estratti. Le fibre ottenute – prosegue – vengono successivamente intrecciate e danno vita a un filo da modellare”.
Ecologia e bijoux rappresentano un binomio caratteristico dalle popolazioni indigene che vivono nel Sud America. Perché hai scelto di lasciarti ispirare da questa tradizione?
“In Brasile, dove sono nata e cresciuta, l’uso di materiali vegetali per la realizzazione di monili è molto diffuso tra gli indigeni. E’ un mondo che mi ha sempre affascinato – sorride l’artigiana – ho visitato più volte la foresta Amazzonica per studiare piante, semi e tecniche di produzione, sino a quando sono riuscita a individuare i vegetali più idonei per la realizzazione delle mie creazioni”.
Una passione forgiata attraverso studi specifici sul design del gioiello. Com’è nata Taya, il tuo brand?
“Sono sempre stata molto creativa e per questo che ho deciso di proseguire i miei studi iscrivendomi alla facoltà di design. Avevo già le idee chiare – racconta Fernanda – realizzare oggetti dal basso impatto ambientale e in armonia con la natura. Rispetto e tutela dell’ambiente mi hanno sempre accompagnata, sino a quando, nel 2000, ho deciso di impegnarmi in prima persona nella salvaguardia del pianeta: un amore che è nato prima di quello per i bijoux. Conclusa l’università – prosegue la creativa – ho lasciato il Brasile per trasferirmi in Inghilterra ed è qui che, visitando musei, mostre ed esposizioni, ho scoperto il mondo dell’oreficeria del quale mi sono perdutamente innamorata. E’ stato un autentico colpo di fulmine che mi ha portata a specializzarmi in design e lavorazione del gioiello. Le mie creazioni, però, si discostano completamente dalla tradizionale oreficeria e questo per rispondere ai miei bisogni di sostenibilità”.
Gioielli vegetali e gioielli tradizionali: qual è la differenza e il diverso impatto sull’ambiente?
“A differenza dei gioielli in oro, argento o pietre preziose, quelli vegetali sono prodotti su bassa scala e senza subire interventi, procedimenti o lavorazioni chimiche. E’ importante sottolineare come l’estrazione dei metalli tradizionali sia altamente inquinante a causa della presenza di acidi come cianuro e mercurio: un procedimento estrattivo – spiega l’artigiana – che impatta negativamente sull’ambiente, impoverendo i territori e le aree che si trovano in prossimità delle miniere perché lo sversamento di queste sostanze nocive finisce nelle falde acquifere, uccidendo lentamente piante, animali e persone. In Africa, in Asia e in America, le compagnie straniere del settore minerario, finanziate da governi locali spesso corrotti, si impossessano di interi territori per estrarvi oro, argento e rame: affamando, avvelenando e impoverendo le popolazioni locali”.
Tra i vegetali utilizzati per la lavorazione dei monili ci sono anche oro, corallo e avorio vegetale: di cosa si tratta?
“L’avorio vegetale deriva dal nocciolo di un frutto simile a un piccolo cocco, caratteristico di una varietà di palme che cresce prevalentemente nella foresta pluviale ecuadoregna. Da questo frutto, una volta essiccato – racconta Fernanda – si ottiene una fibra il cui colore e la cui consistenza sono simili all’avorio animale. L‘oro vegetale, invece, è una pianta dal colore dorato (erba d’oro), utilizzata per la produzione di gioielli e oggetti decorativi, che cresce solo nel parco nazionale del Jalapão, mentre il corallo vegetale è un seme, rosso e lucido, che matura sugli alberi di Adenanthera pavonina. Acquistare beni realizzati con queste fibre – sottolinea la creativa – significa garantire la sopravvivenza delle foreste pluviali, perché si incoraggia la coltivazione di aree che, diversamente, rischierebbero di essere abbattute dall’industria agroalimentare, per essere sostituite da pascoli, allevamenti e terreni agricoli”.
Quando si crea la mente viaggia. Cosa ti ispira nella realizzazione delle tue creazioni?
“In un momento storico come quello che stiamo attraversando, credo sia fondamentale che le persone comprendano che si può continuare a essere eleganti anche indossando alternative ecologiche e vegetali. Per questo – spiega – nel creare i miei gioielli, mi lascio guidare dalle sensazioni che colori e materiali mi trasmettono; mi piace immaginare anche il contesto nel quale verranno indossati, nei momenti liberi, per una festa, durante un evento importante o per andare a lavoro: un gioiello per tutte le occasioni e per ogni personalità. Le persone che abbracciano questa mia visione diventano clienti affezionatissimi”.
Quanto è importante prediligere bijoux vegetali invece che in plastica, oro o materie di origine animale come corni o pellami?
“Non è più possibile immaginare una produzione e un’economia che non tengano conto dei cambiamenti di questo tempo. Ed è adesso, prima che il mutamento climatico divenga irreversibile, che è necessario porre fine allo sfruttamento del pianeta e degli ecosistemi. Stiamo consumando le risorse naturali della Terra sempre più velocemente – spiega Fernanda – dimenticando come dietro alla produzione, anche di un semplice gioiello in oro, vi siano centinaia di vite sfruttate dentro le miniere. I gioielli vegetali rispondono a esigenze diverse: quelle della moda, dello shopping e, sopratutto, del pianeta e delle popolazioni indigene, perché si tratta di bijoux che rispettano le foreste e proteggono la biodiversità. Tutte le materie prime che utilizzo per la realizzazione dei miei gioielli – sottolinea – arrivano dal Brasile, mentre le componenti metalliche sono ridotte al minimo e solo laddove, attualmente, non vi siano alternative”.
Semi, fibre e piante sono materie deperibili. Quali sono le accortezze che consentono a un gioiello vegetale di superare la prova del tempo?
“I gioielli vegetali non richiedono cure specifiche o particolari – sottolinea l’eco artigiana – ma è essenziale preservarli dall’eccessiva umidità; perché diversamente, essendo una materia naturale, la loro superficie potrebbe rischiare di ammuffirsi. Per evitare che questo accada, oltre a riporre il bijoux in un luogo asciutto, è importante pulirlo con un panno morbido: semplici accorgimenti che ci consentono di godere pienamente di questa tipologia di monile”.
Più volte hai ricordato l’importanza di rispettare, tutelare e difendere l’ambiente. Eppure le foreste nel mondo continuano a bruciare, anche l’Amazzonia. Cosa pensi, da ambientalista, di quello che sta accadendo nel tuo Paese?
“Mi chiedo come sia possibile zittire la propria coscienza, pur indossare un certo abito o mettere nel piatto una determinata pietanza. Quello che sta accadendo in Amazzonia è un crimine contro l’umanità e contro il pianeta. Ogni anno in Brasile e in altri luoghi del mondo – afferma con amarezza Fernanda – milioni di animali e interi ettari di foreste scompaiono per sempre a causa delle nostre scelte superficiali. Siamo i soli a poter contrastare, con le nostre scelte e il nostro comportamento, gli interessi della criminalità, eliminando ad esempio il consumo di carne che rappresenta una delle principali fonti di lucro per queste organizzazioni. Cambiare è possibile, stimolante, entusiasmante ed è anche necessario: la possibilità di un futuro per noi e per il pianeta dipende solo da questo”.
Emma De Maria