Climate Change. Fermati, questo tempo non è più tuo
Guarda.
Guarda lontano; osserva il cielo, la sua profondità, e attraversa le sue nuvole e poi gli astri e le stelle.
Cammina. Un passo alla volta, uno dopo l’altro, lentamente. Continua, non fermarti, non chiudere gli occhi.
Guarda le infinite galassie, gli spazi immensi, l’universo: sei parte di tutto questo, non il protagonista. E adesso fermarti, lentamente voltati indietro e guarda di nuovo.
Guarda, ascolta, respira. Non chiudere gli occhi, guarda la meraviglia che hai di fronte. Hai tutto davanti a te e non c null’altro di più importante.
Il finito e l’infinito, il possibile e l’impossibile: il solo, l’unico, l’autentico, l’assoluto. Luce e colori sono i tuoi occhi, dipinti di bianco, zaffiro, ocra e smeraldo.
Il tuo cuore è il suo nucleo; il magma il tuo sangue ed è profondo, denso, infuocato. L’atmosfera è respiro, alito di vita, il soffio di uno spirito immortale.
E’ la Terra, la Madre terra, Madre perché il suo battito è il tuo; Madre perché il sangue che pulsa nelle tue tempie e nelle vene è irrorato dal suo alito; Madre perché la tua materia esiste attraverso la sua e a questa ritornerà.
Lo senti il suo respiro? E’ il respiro del mondo. Ed è stanco, febbricitante, ansimante.
Lo senti il suo passo? Il passo del mondo. E’ lento, è affaticato, incerto.
E adesso ascolta la sua voce forte e limpida ti parla e ti dice basta: fermati, ora, adesso, perché non c’è più tempo. Ferma la tua mano, le tue armi, i tuoi strumenti di morte, tortura e devastazione: mi stai uccidendo, fermati.
Stai mutilando il mio cuore, le mie mani, le mie braccia, il ventre che ti ha dato la vita; stai violando e trucidando le mie creature: fermati, adesso, ora, subito; perché se non lo farai, sarò costretta a portarti con me, giù negli abissi.
Non posso più permetterti di fare altro male: non costringermi a scegliere tra te e me stessa, non costringermi a scegliere tra te e le mie creature, perché stavolta sarò io a voltarti le spalle.
I mali che affliggono il pianeta sono causati dalle attività antropiche: deforestazione, incendi, siccità, disboscamento, allevamenti, consumo di carne animale, caccia, pesca, perdita della biodiversità, distruzione della fauna selvatica, scomparsa degli ecosistemi, plastica e pesticidi.
Mali che, nell’anno che si è appena concluso, hanno registrato un nuovo record rappresentato dall’aumento della temperatura media globale del pianeta Terra. Secondo i dati presentati dalla Copernicus Climate Change Service dell’Unione Europea, il 2021 ha segnato una crescita della temperature pari a circa 1,2 gradi ed è stato classificato come il quinto anno più caldo mai registrato negli ultimi otto anni: da quando, nel 1880, sono iniziate le rilevazioni che misurano il surriscaldamento climatico causato dalle emissioni di gas serra prodotte delle attività umane.
L’Italia, nel panorama del continente europeo, è tra le nazioni che rischiano di più in termini di esondazioni, incendi, desertificazione e siccità che avranno come conseguenza l’erosione delle coste, l’aumento e l’acidificazione del livello dei mari e la significativa riduzione della qualità dell’aria.
Ciononostante, e da più parti, nel panorama politico nazionale e internazionale, governi, lobbies, èlite finanziarie e mafie del legname, della carne, degli allevamenti e dei pascoli continuano a spingere verso un modello economico consumista che realizzi una crescita illimitata ma insostenibile per la sopravvivenza del pianeta: un modello che condurrà inevitabilmente al collasso sociale e alla catastrofe economica e ambientale.
Occorre, invece, ripensare, riconvertire e riformulare in chiave ecologista l’intero sistema produttivo e, allo stesso tempo, riconsiderare profondamente come singoli il nostro modo di stare al mondo: occorrono scelte rapide e coraggiose.
Abbiamo preso, derubato, rapinato e saccheggiato: adesso basta. E’ arrivato il momento di allontanare egoismo ed egocentrismo che muovono e alimentano le nostre scelte e le azioni quotidiane, come individui e come specie umana: nessuno è più innocente e ciascuno egualmente responsabile della fine di questo pianeta che, inevitabilmente, rappresenterà la nostra fine.