ReversLab: “Disegno un mondo ‘inverso’ e senza crudeltà”
“Se avessi un mondo come piace a me, niente sarebbe com’è. Ciò che è, non sarebbe; e ciò che non è, invece, sarebbe“.
Un mondo inverso, un mondo al contrario, un mondo invertito, come quello che immagina Alice, la protagonista bambina del celebre libro di Lewis Carroll, che non ne segue le regole ma ne inventa di nuove.
Un mondo, senza storture né sopraffazioni, che scorre nelle morbide linee di una mina su un foglio e prende forma nelle opere di ReversLab: artista antispecista e attivista per i diritti degli animali e dell’ambiente.
Da Londra a Dublino, passando per Barcellona, sino agli Stati Uniti e alla Cina. Le opere di ReversLab sono state esposte in diverse collettive, anche in Italia, nell’ambito del circuito The art of compassion project (creating a better world for animals): “Si tratta di un progetto nato da un’idea di Leight Sanders, autrice sudafricana, che raccoglie le opere di centinaia di artisti provenienti da ogni parte del mondo – spiega Revers, che preferisce non utilizzare il suo vero nome – ogni artista dona una propria opera da esporre nel corso di una collettiva e il ricavato di quelle vendute viene interamente devoluto in beneficenza a rifugi o associazioni che accolgono e si occupano di animali”.
Una passione per l’arte che nasce sin dalla prima volta che l’artista ha stretto una matita tra le dita: “Disegno da che ho memoria – racconta ReversLab – in ogni ricordo, in ogni momento, in ogni immagine che la mente mi restituisce, accanto a me c’è una matita. Quando disegno la mia mente viaggia, si perde e immagina nuovi mondi”.
Un mondo inverso nel quale la natura è sana e rigogliosa e gli animali vivono liberi, lontani da ogni forma di sfruttamento: “Sono nata e cresciuta ad Arpinate, in un piccolo paesino della Ciociara – ricorda l’artista attivista – e sin da piccola ho avuto la possibilità di vivere la campagna e di osservare da vicino animali così detti ‘non convenzionali’: quelli che la maggior parte della gente non ha mai avuto la possibilità di conoscere, galline, polli e conigli sopratutto. Nessuno di loro ha mai vissuto in gabbia, con loro potevo giocare e questo mi ha permesso di instaurare un rapporto paritario, profondo, empatico con loro”.
Invertire le regole di una società indifferente, che ha perso ogni traccia di empatia e compassione, spogliandosi di una visione antropocentrica della vita e dell’esistenza e imparando di guardare il mondo senza di noi e oltre noi: “Sono diventata vegetariana a 18 anni, non appena maggiorenne – racconta l’artista antispecista – spinta inizialmente da ragioni salutiste. Ero consapevole, essendomi ampiamente documentata, del male che stavo facendo a me stessa nel momento in cui introducevo nel mio organismo resti di animali malati, cresciuti in maniera innaturale, avvelenati dagli antibiotici, uccisi a causa di una forma alimentare che ci lascia credere che tutto questo sia giusto, normale e necessario. Avevo iniziato un viaggio nella consapevolezza e verso la forma di amore più totale”.
Trecento grammi, tanto pesa il cuore di un umano. Una presenza che è lì, ma che non ascoltiamo, non sentiamo. L’amore non ha forma, non ha peso, ma ha consistenza. Ed è stato un esserino di appena di 50 grammi a insegnare a ReversLab il significato profondo della parola amare: “Nei miei anni universitari romani, ho vissuto in una stanza di un appartamento condiviso con un topino acquistato in un negozio – racconta l’artista – una scelta che oggi non rifarei, perché gli animali non si comprano ma si adottano e non bisogna in alcun modo contribuire a incrementare il loro commercio. Allora, però, non avevo ancora maturato questa consapevolezza.
Quello scricciolo di pochi grammi mi ha insegnato cos’è l’amore. Viveva insieme a me come un vero coinquilino – spiega – libero di esplorare la mia stanza e di sonnecchiare dove preferiva. Quando lo chiamavo, lui riconosceva il suo nome e si avvicinava per essere coccolato e quando gli portavo del fogliame si rotolava felice: era un topino estremamente intelligente. E’ stato un viaggio nella consapevolezza – spiega – nel quale è stata fondamentale la lettura di una delle opere di Plutarco, ‘Trattato sugli animali’. Per liberarmi della violenza e per non esserne né la complice né la mandante non bastava essere vegetariana, perché ogni essere vivente, non solo cani e gatti, meritano di vivere allo stesso modo”.
Un percorso di crescita personale e artistica che si è trasformato in una missione per l’artista frusinate: “Sono diventata vegana mentre stavo per laurearmi e ho deciso che da quel momento in poi avrei raccontato attraverso le mie opere quella consapevolezza che aveva reso la mia vita più bella, più vera, più vita – racconta raggiante – ho sempre avuto una vera e propria passione per la scultura e per i lavori manuali: mi è sempre piaciuto lavorare la materia e sperimentare. Per questo nelle mie opere spazio dal legno a materiali di riciclo, senza trascurare tela, carta, stoffa e digitale. Quando lavoro il legno, uso prevalentemente colori acrilici o ad olio; sulla carta, invece, preferisco utilizzare matita, penne a inchiostro, china e kopic (pennarelli acquerellabili)”.
Una corrente artistica che in Italia era pressoché sconosciuta: “Quando ho iniziato a occuparmi di Vegan art, circa sette anni fa, gli artisti vegan erano davvero pochi – scherza ReversLab – è vero, avrei potuto tenere la mia scelta di vita lontana dalla mia arte, forse sarebbe stata la scelta più conveniente, ma io non volevo fare la cosa più conveniente. L’arte parla un linguaggio diretto e universale, che in passato è stato connaturato da un forte carattere di denuncia – spiega – e sono convinta che debba ritornare a rivestire quel ruolo sociale, culturale e divulgativo. Questo scelta mi ha cambiata e ha cambiato la mia vita in meglio sotto ogni aspetto: lavorativo, salutista, personale, umano”.
Tra le prime opere di denuncia di Reverslab c’è ‘Why not‘, una linea di magliette attraverso le quali lanciare un messaggio contro ogni forma di sfruttamento: “Ho voluto rappresentare su stoffa la crudeltà che si cela dietro l’inutile sperimentazione sugli animali – spiega la vegan artist – mettendo a confronto il mondo di oggi, nel quale un topino viene richiuso nella gabbia di uno stabulario dove si compiono esperimenti sugli animali, e quella di un mondo invertito, nel quale quel topino vivrebbe libero. O ancora denunciando le torture alle quali vengono sottoposti gli animali rinchiusi negli zoo, nei circhi, nei delfinari”.
La Vegan art non trascura le tematiche ambientali, perché proteggere gli animali significa proteggere l’ambiente e viceversa: è l’inizio di un percorso etico ed empatico che ti porta ad entrare in sinergia e simbiosi con la natura”.
Linguaggio artistico e di denuncia attraverso il quale Revers ha lanciato un messaggio in difesa dei mari, degli ecosistemi e della biodiversità: “L’ispirazione arriva all’improvviso e può essere veicolata da una notizia o da un’immagine che mi colpisce particolarmente – spiega – mi lascio guidare dalle sensazioni che questa genera dentro di me, imparo a codificarle e a raccontarle attraverso le linee di una matita. Una volta ho visto l’immagine di una zona del mondo nel quale la superficie del mare era quasi completamente ricoperta da pesci morti – ricorda l’artista – quella realtà mi ha colpito profondamente e ho sentito il bisogno di fissarla per sempre, come un monito nella memoria collettiva. Ho sentito quel messaggio di dolore, un’ultima richiesta di aiuto, chiusa dentro una bottiglia sospinta dai flutti e dalle correnti, nei confronti dell’umanità”.
Umanità carnefice ma anche, laddove riconsideri se stessa, possibile soluzione: “Tutto quello che facciamo produce delle conseguenze. La sabbia che spostiamo per costruire o edificare sulla spiaggia, ad esempio, incide negativamente sulla nidificazione delle tartarughe, mettendo a rischio deposizione e schiusa delle uova. Non possiamo continuare a vivere infischiandocene del pianeta e delle altre creature che lo abitano – ammonisce ReversLab – dobbiamo imparare a fermarci, a dire basta, a capire che ciò che è stato non può più essere, ma che questo non significa che tutto è perduto: significa, semplicemente, che siamo di fronte a un nuovo inizio con le sue mille possibilità”.
Uccisi per realizzare pellicce e pellame, cavie torturate dalla ricerca nei laboratori, chiusi negli allevamenti o negli zoo, soffocati da plastica e sostanze inquinanti, falcidiati da caccia e pesca, decimati dalla deforestazione: sono alcune delle tematiche che Revers ha affrontato nelle sue creazioni.
“In questo momento, utilizzando vaschette di alluminio per uso alimentare riciclate e diverse tipologie di smalto, sto realizzando alcune spille a tema antispecista. Ho scelto questo materiale non convenzionale – spiega Revers – perché gli smalti rappresentano un prodotto che difficilmente è possibile consumare sino alla fine e che deve essere smaltito in modo corretto, proprio in ragione della molteplicità dei materiali che lo compongono. Con la tecnica del bassorilievo, poi, ho poi intagliato a mano volti e corpi di animali portatori di un messaggio di empatia, rispetto e denuncia”.
Tra i progetti in cantiere di ReversLab c’è anche un libro di illustrazioni per bambini: “Avevo già illustrato alcune storie per bambini – spiega l’artista – questa volta, però, si tratta di un libro tutto mio. Sarà una trilogia nella quale parlerò di piante, animali e uomini (rigorosamente in ordine di importanza). Il protagonista dei primi due volumi sarà un albero di faggio, mentre al centro del terzo volume ci sarà un dialogo tra un bambino e un adulto. E sarà l’anima del bambino, non ancora forgiata da una mentalità specista, a sciogliere i nodi nel cuore dell’adulto e ad aiutarlo a ritrovare il vero senso dello stare al mondo”.
Emma De Maria
Bellissimo articolo , Complimenti!