NessuNettuno, lo street artist che racconta il mare
E’ come un gigante in catene la Terra. Trema, contrae e ritrae il proprio corpo, in un movimento concentrico attraverso il quale scuote l’aria e agita gli oceani.
Un moto eterno che risale alla notte dei tempi; quando l’universo, secondo il racconto che ci offre la mitologia antica, era governato da divinità ancestrali.
La genesi del mondo che si determina con l’uccisione di Saturno, il più giovane tra i Titani, ad opera dei suoi figli: Giove, padre degli dei e signore delle volte celesti, Plutone, oscuro sovrano dell’oltretomba e Nettuno, dio del mare, delle correnti e di tutte le creature che vivono negli abissi.
Padrone del mare, metà uomo e metà pesce, il dio Nettuno suggella e sancisce l’unione tra il mondo umano e quello marino: connubio nel quale l’elemento umano riconosce e rispetta una dimensione che è essenziale per la propria sopravvivenza.
Un rispetto che anima le opere di Nicolò Amato, street artist e designer industriale, noto al mondo dell’arte come NessuNettuno, perché al dio del mare si ispira.
Nelle tue opere si incontrano e si mescolano la passione per arte, ambiente e impegno civile. Come nasce il tuo percorso artistico?
“Sono un autodidatta che nella street art ha trovato la propria dimensione creativa e comunicativa – puntualizza Nicolò – la mia prima esposizione urbana risale 2015, quando ho deciso di partecipare a un bando pubblico, promosso dal Comune di Messina, città dove sono nato e dove vivo, legato al progetto ‘Distrat-arte urbana’, che prevedeva la riqualificazione delle pensiline della rete tranviaria della città: in quell’occasione quattro dei miei lavori sono stati scelti per decorare alcune fermate del centro urbano. La natura, però – prosegue l’artista – è la mia vera musa, perché è attraverso la perfezione di questo pianeta, con i suoi ecosistemi e la sua straordinaria biodiversità, che si manifesta la forma più alta d’arte. Nella natura ogni cosa è perfezione: è da questa forza creatrice che le mie opere prendono vita”.
Terra, cielo e mare, ma è l’ambiente marino il protagonista principale delle tue creazioni: come descrivi questo legame?
“Il mare è il primo pensiero, quando mi sveglio ogni mattina, e l’ultimo prima di andare a dormire: ogni giorno, mese, stagione e in qualsiasi condizione meteo – spiega NessuNettuno – ho avuto la straordinaria fortuna di nascere in Sicilia e, quando nasci su un’isola, il mare è inevitabilmente parte di te. Messina, poi, è abbracciata dal mare, con litorale costiero lungo 54 chilometri intriso di storia, miti e leggende: un’unione profonda, emotiva e irrazionale. Per un periodo della mia vita, il mare e la fauna marina sono stati anche oggetto dei miei studi universitari – racconta lo street artist – prima che il destino scegliesse per me la strada del design industriale e d’interni”.
Il mare è una delle vittime della crisi climatica. Surriscaldamento e acidificazione degli oceani, innalzamento del livello delle acque, estinzione di molte specie. Cosa pensi di ciò che sta accadendo?
“Ritengo che la crisi climatica dovrebbe essere affrontata per quello che è: un’emergenza globale. La Terra è il solo futuro che abbiamo – spiega Nicolò – non esiste un altro pianeta, per questo dovremo proteggerlo, difenderlo e rispettarlo: l’uomo, invece, lo distrugge, nel nome di una crescita economica obsoleta e insostenibile. Surriscaldamento climatico, inondazioni e desertificazione sono la diretta conseguenza di un modello produttivo che continua a sfruttare i combustibili fossili, depredando il pianeta delle sue risorse strutturali. C’è bisogno di una presa di coscienza politica e civile – denuncia lo street artist – che collochi la salvaguardia dell’ambiente e delle specie animali al centro dell’azione di governi e nazioni”.
Cosa può fare ciascuno di noi per porre un freno al mutamento climatico?
“Possiamo fare più di quanto immagiamo, perché l’attuale condizione del pianeta è frutto della nostra ottusa incapacità di cambiare le nostre abitudini – spiega NessuNettuno – oltreché di una visione antropocentrica che colloca la nostra specie al centro dell’universo e della creazione. Tutto ciò che vive al di fuori di noi, di conseguenza, può essere distrutto e annientato per il soddisfacimento dei nostri bisogni. Io credo, invece, che ciascuno di noi abbia l’obbligo morale di mettere in atto comportamenti virtuosi di amore e rispetto nei confronti del pianeta e della natura, perché se il pianeta collassa, non ci sarà un futuro per nessuno. Mi sono sempre chiesto cosa potessi fare in prima persona, anche attraverso la mia arte, per sensibilizzare quante più persone possibili ad abbracciare uno stile di vita etico ed ecosostenibile – racconta l’artista – e allo scopo di richiamare tutti al rispetto dell’ambiente marino, nel 2015, ho dato vita al progetto “Andiamo al mare?“. L’obiettivo è quello di educare tutte le generazioni a un approccio sano nei confronti di questo ecosistema, che non è un parco giochi né la pattumiera di casa nostra”.
Quanto è importante diffondere attraverso l’arte un messaggio di transizione ecologica?
“E’ fondamentale perché l’arte è un linguaggio universale che non necessità di mediatori. Nelle mie creazioni, accanto a elementi vegetali (piante o alghe) potrai trovare degli occhi che ti osservano. Una presenza che ha un significato preciso: ogni cosa che ci circonda respira e possiede un’anima e, per questo, deve essere compresa e rispettata. C’è così tanta energia intorno a noi – spiega Nicolò – e puoi coglierla in ogni elemento naturale: basta solo saper ascoltare. Tornare all’essenza delle cose non rappresenta un’inversione nella storia dell’umanità, ma una riscoperta della nostra natura più autentica: l’uomo delle origini rispettava l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi – ricorda l’artista – ed è a quelle origini che l’uomo del progresso tecnologico deve ritornare”.
Hai scelto il nome del dio del mare, protagonista di un celebre complesso architettonico che domina una delle piazze della tua città. Con le tue opere hai dato nuova vita ad angoli urbani spesso dimenticati: qual è, oggi, il valore della street art?
“E’ un genere artistico che negli anni è riuscito a riportare alla luce luoghi, anche storici, abbandonati e dimenticati. La street art, però, non deve essere considerata esclusivamente come uno strumento decorativo fine a se stesso – precisa NessuNettuno – perché un cattivo uso di questa forma di comunicazione rischia di creare uno scollamento sempre più profondo tra popolazione e istituzioni. Ritengo che questa forma d’arte possa essere il giusto interfaccia comunicativo tra chi la propone e chi ne usufruisce, semplicemente perché un disegno non potrà mai compensare i problemi strutturali di un’amministrazione ma solo un punto di partenza attraverso il quale migliorare le condizioni di vita di una comunità”.
Nell’immaginario collettivo, però, lo street artist opera principalmente attraverso l’uso di bombolette di vernice. Quale tecnica di pittura e quali materiali caratterizzano davvero questa forma d’arte?
“Si tratta di un’immagine stereotipata. Personalmente, nel realizzare le mie opere uso altri strumenti – racconta Nicolò – prevalentemente pennelli e rulli, che fisso su lunghe aste, affinché possano arrivare in spazi e luoghi collocati molto in alto, e vernici per esterni”.
Com’è cambiato nel tempo il compito educativo dell’arte?
“Credo che l’arte, negli ultimi anni, abbia rafforzato la sua dimensione di strumento di ribellione e denuncia – spiega NessuNettuno – e oggi più che mai sia l’impietoso specchio di una società e delle sue contraddizioni. La funzione primigenia della rappresentazione artistica, del resto, è sempre stata quella di mettere in evidenza condizioni ed eventi rispetto ai quali si tende a non soffermarsi troppo, spesso per incapacità e mancanza di coraggio: mettere in discussione e interrogarsi su determinati aspetti e consuetudini del nostro vivere richiede grande onestà intellettuale ed è per questo che la street art rappresenta un fondamentale strumento di denuncia sociale”.
Se dovessi esprimere un desiderio o coltivare un sogno per il futuro, quale sarebbe?
“Di sogni e desideri è piena la mia testa – confida Nicolò – ma ce n’è uno a cui tengo molto ed è quello di riuscire a superare i miei limiti di essere umano per poter crescere, attraverso dedizione e studio costante, nel mio ruolo di artista. Il mondo è un contenitore supremo di bellezza che invita al rinnovamento e alla metamorfosi e per me la natura è come un’alba, è il risveglio di tutte le cose. Dovremo imparare a lasciarci guidare da lei, perché accoglie e non respinge, neanche chi le ha fatto del male”.
Emma De Maria